CAPUSSI E CRAUTI SU PER PINE’

Classe 2A, scuola primaria Baselga

Giovedì 20 ottobre siamo andati a vedere un campo di cavoli cappucci o cavoli bianchi tra i paesi di Baselga e Tressilla.

Il campo appartiene al signor Luciano che, l’anno scorso ci aveva mostrato il suo “volt del farlet” e quest’anno ci ha invitati a vedere come si fanno i crauti. Per fare i crauti si usavano i “capussi” più brutti perché quelli più belli si vendevano. Prima si puliscono e si toglie il torsolo, che in dialetto si chiama “stors”. Poi si tagliano a fette con la mandolina o “scaiarola” in dialetto. Si alterna il cavolo cappuccio con il sale e si pesta con una mazza per far uscire tutta l’aria. Infine si chiude il tino, detto anche “conc dei crauti” con un coperchio di legno. Sopra il coperchio si mette un grosso sasso. Dopo 40 giorni di fermentazione si possono mangiare…

Infatti 40 giorni esatti dopo siamo tornati nel “volt” di Luciano e abbiamo assistito all’apertura del tino! Li abbiamo assaggiati crudi e a molti di noi sono piaciuti molto! Luciano ha generosamente regalato un sacchetto di crauti ad ognuno di noi: li abbiamo gustati con la nostra famiglia!

Grazie Luciano per questa bella esperienza e per tutti i “mistèri” che ci hai rivelato sui capussi e sui crauti.

Li abbiamo utilizzati per allestire la nostra mostra sui “mistéri” di una volta!